di Conte Mariateresa
Il giorno 4 agosto, alle ore 21,15, in Piazza Perrotti a Castellabate, in occasione delle celebrazioni per il bicentenario del passaggio a Castellabate di Gioacchino Murat, l'associazione “Identità Mediterranee” ha organizzato un “Processo a Gioacchino Murat”.
Gioacchino Murat, valoroso generale francese (nato in Francia nel 1867), divenne Re di Napoli (non per discendenza, ma perché aveva sposato la sorella di Napoleone). Una figura anomala e controversa, il Murat, considerato disonesto da clero e dai commercianti ma molto amato dal popolo, egli è stato soprattutto il grande precursore dell’Unità d’Italia. Quella di Murat è una figura contraddittoria perché è un re che invoca libertà e democrazia, un re che per la prima volta incita il popolo all’unità e a ribellarsi a taluni meccanismi del potere; ma, al tempo stesso, è un re che ordina la chiusura della “Scuola Medica Salernitana” e non ostacola il contrabbando. Non è da escludere che gli accadimenti storici legati alla sua opera contribuirono alla caduta di Napoleone, il quale non di rado lo ritenne responsabile di molti errori strategici. Murat venne fucilato a Pizzo Calabro, in applicazione di una legge che lui stesso aveva emanato. Morì da uomo coraggioso, anche se le sue parole lasciano trasparire un culto dell’immagine di straordinaria attualità; infatti le parole che pronunciò al momento della fucilazione furono: « Risparmiate il mio volto, mirate al cuore, fuoco! ». All’evento hanno collaborato la Pro Loco di Castellabate e l'associazione teatrale "La Bottega Teatrale", con il patrocinio ed il contributo dell'amministrazione comunale di Castellabate e degli assessorati alla Cultura e al Turismo. La serata è stata ambientata nella splendida location del centro di Castellabate, il paese dell’“immortalità”, come lo definiva lo stesso Gioacchino Murat, che era uso dire: “Qui non si muore!”. È stato messo in scena un processo simulato, per restituire dignità a un uomo che ha, in realtà, operato per il bene del Mezzogiorno. I giudici, che si sono via via avvicendati nel tribunale, erano veri magistrati; personaggi illustri come il prof. Giuseppe Tesauro, giudice della corte di Costituzionale; il prof. Francesco Rossi, Magnifico Rettore della Seconda Università degli studi di Napoli; la prof.ssa Andreana Esposito, assistente di studio della Corte Costituzionale; il prof. Alfonso Conte, docente di storia presso l’Università degli Studi di Salerno; l’avvocato penalista Franco Maldonato; il dott. Vitaliano Esposito, Procuratore Generale della Corte di Cassazione. Ad assistere al processo numerose persone, tra cui molti volti illustri. Prima del processo sono stati distribuiti al pubblico dei fogli bianchi e dei fogli neri: con i bianchi si votava per l’innocenza, mentre con i neri la colpevolezza. Al termine del processo si sono contati i fogli bianchi e quelli neri ed il risultato è stato che quasi tutti hanno votato con il foglio bianco. Ha prevalso, quindi, secondo il parere del popolo, l’innocenza del re di Napoli. A questo punto, la corte si è ritirata per deliberare; al rientro, anch’essa ha dichiarato l’innocenza del Murat. Chissà se a giudicare Gioacchino Murat fosse stato non il Tribunale militare (come è realmente avvenuto a Pizzo Calabro nel 1815 ), ma un Tribunale popolare come quello di piazza Perrotti a Castellabbate, la vicenda del Murat e di tutto il Mezzogiorno avrebbero seguito strade diverse; ma, si sa: con i “se” e con i “ma” non si fa la storia….
sto preparando mio viaggio a Italia e voglio conoscere Castellabate...ho letto la sua storia, sono di argentina, e saro molto felice essere li a settembre. saluti di cuore a tutti. LISA
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